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BAGNOLO

Bagnolo è una frazione del comune di Santa Fiora.
Tra le frazioni di Santa Fiora è la più grande e popolata, ed anche la più esposta ad est e a ridosso della montagna.

Nella frazione si trovano la chiesa del Santissimo Nome di Maria, edificio parrocchiale consacrato nel 1863 e ristrutturato nel 1963, e la chiesa della Madonna del Rosario, risalente al 1310, anch'essa ristrutturata nel corso degli anni.
A Bagnolo sorgeva inoltre un convento di Agostiniani dedicato a Santa Barbara, il quale fu successivamente spostato a Santa Fiora, poiché la presenza del fosso Cadone fece lentamente sprofondare l'edificio. A memoria di ciò è stata posta dal conte Ildebrandino Aldobrandeschi una lapide sepolcrale datata 1254 all'ingresso della chiesa di Sant'Agostino di Santa Fiora.
Bagnolo è inoltre chiamato anche il paese delle sette fonti per via dei vecchi lavatoi ove un tempo per mancanza di elettrodomestici, vi si lavavano i panni e si abbeveravano gli animali da soma. Le sette fonti sono: fonte Spilli, fonte delle Piazze, fonte Baldina, il fontanino, fonte della Faggia, fonte Perino, fonte del Convento o delle Monache

BAGNORE

Bagnore  è una frazione del comune di Santa Fiora,.
Il centro delle Bagnore è situato sulle propaggini meridionali del Monte Amiata, posto nelle vicinanze del Monte Labbro (1 193 m s.l.m.), in un territorio noto per i giacimenti di vapore sfruttati per l'attività geotermica.
Bagnore si presenta come un piccolo villaggio di montagna, situato a metà strada tra Arcidosso e Santa Fiora, nel versante sudovest del monte Amiata, ed era noto per essere stato nello scorso secolo una fiorente stazione termale, con acque acidulo-ferruginose indicate per varie patologie. Nell'attualità presenta attività economiche legate alla produzione e lavorazione del legname, ma soprattutto negli ultimi trenta anni la geotermia è utilizzata dall'ENEL mediante lo sfruttamneto dei giacimenti di vapore, posti nelle profondità dell'antico magma vulcanico del monte Amiata, una bocca vulcanica oggi inattiva da millenni, la cui energia si trasforma in energia elettrica.

Tra le architetture di maggior interesse possiamo ricordare le due chiese situate in paese: l'antica chiesetta del nucleo storico, nei pressi della quale il 18 agosto 1878 morì Davide Lazzaretti, il profeta dell'Amiata, ferito a morte dai carabinieri di Arcidosso, e la chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, eretta in parrocchia nel 1956 e progettata dall'ingegner Ernesto Ganelli, la cui costruzione fu completata soltanto nel 1985. La chiesa parrocchiale delle Bagnore si presenta a croce latina, in uno stile neoromanico, con la facciata decorata da un rosone in pietra e un portico con gradinata.
Nella frazione si trova la Centrale ENEL Bagnore 3, situata in un contesto paesaggistico delicato, tra la riserva naturale del Monte Labbro, il poggio di Merigar West e la vetta del Monte Amiata, realizzata nel 1997 su progetto dell'architetto milanese Stefano Boeri. Rimodernizzata e ristrutturata successivamente, si presenta come un'imponente opera di architettura contemporanea che si staglia in armonia con il paesaggio circostante, diventando un landmark dell'intera zona.
Come stazione termale sono da ricordare le fonti di Acquaforte, caratterizzate da notevoli fenomeni spontanei di origine vulcanica, dai soffioni di vapore alle acque minerali, tanto che la cittadina delle Bagnore venne premiata all'esposizione universale di Parigi nel 1900. Le fonti ricevettero la visita di papa Paolo VI, come attesta una targa commemorativa nella chiesa del paese. Tali sorgenti sono venute a mancare dopo l'apertura delle centrali geotermiche e al momento quindi non sono più attive.

MARRONETO

Marroneto è una frazione del comune di Santa Fiora
Il toponimo deriva dai marroni, in quanto la località si trova immersa nei boschi di castagni. Marroneto è composto da un nucleo più antico, il rione Renaiolo, con abitazioni in sasso peperino – qui era in funzione la cava di peperino più grande del comune – e altri sette rioni nati via via intorno ad alcune fonti: Case Baciacchi, Case Bigi, Case Raspini, Case Tonini, Gretini, Mormoraio e Soana.
Nell'ultimo decennio, Marroneto si è allargato fino a divenire l'appendice orientale del capoluogo comunale, tant'è che pur essendo una frazione viene considerata come un quartiere di Santa Fiora.
Nei pressi del paese si trovano i resti delle mura della vecchia polveriera utilizzata come deposito di esplosivi per le miniere di mercurio, oltre che delle strutture d'estrazione legate alla grande cava di peperino qui situata.
Nei pressi di Marroneto, prima di arrivare in paese giungendo da Santa Fiora, si trova la chiesa di San Rocco, piccolo edificio di culto immerso nei castagni, risalente al 1529.

SELVA

Selva è una frazione del Comune di Santa Fiora
La frazione di Selva è posta sui fianchi del Monte Calvo (931 m s.l.m.), sulla sinistra dell'alta valle del Fiora. Selva non ha la struttura urbanistica di un vero e proprio paese, presentando solo un agglomerato di case accentrate, le Case Nuove, circondato da molte piccole borgate sparse immerse nel verde del territorio circostante.
Le sue origini risalgono a poco dopo l'anno Mille, quando una comunità si insediò sul territorio circostante l'attuale Convento della Santissima Trinità, che all'epoca fu oggetto di donazione da parte degli Aldobrandeschi, conti di Santa Fiora, alle monache benedettine. Nei secoli la popolazione è rimasta pressoché stabile, fino al forte incremento che si è registrato a partire dal 1840 e che ha avuto il suo apice dopo il 1930 (quando contava oltre 1300 persone). Per secoli gli abitanti (detti "selvaioli") hanno tratto il loro sostentamento dall'agricoltura, dalla pastorizia, dalla silvicoltura e dalle "maremmate" (discese temporanee in Maremma), cui dai primi anni del Novecento all'inizio degli anni ottanta si è aggiunta la miniera, remunerativa ma micidiale per la salute. A partire dal 1960-settanta Selva ha conosciuto un rapido spopolamento, che si è poi arrestato intorno agli anni novanta. Attualmente i residenti sono meno di duecento, anche se aumentano notevolmente durante l'estate e nei periodi di vacanza. Selva sta vivendo in questi ultimi anni una fase di riscoperta, anche grazie agli immigrati da altre parti d'Italia (spesso in fuga dalla città), in particolare nella zona delle Vigne, dove si produce Olio DOP "Olivastra Seggianese" e dove sono sorti diversi agriturismi.

Convento della Santissima Trinità alla Selva
La maggiore attrattiva turistica del luogo è il convento della Santissima Trinità, che è posto al centro di un biotopo di abete bianco e che ospita numerose opere artistiche. La sua storia si intreccia con la leggenda del "Cifero Serpente", ossia il "Drago della Selva", ambientata a fine Quattrocento. Nel convento è ancora oggi conservata la parte superiore del cranio di questo "mostro", probabilmente un coccodrillo od un enorme serpente. Affiancata al convento si trova la seicentesca chiesa di Santo Stefano protomartire, ristrutturata nel 1933 in stile neoromanico.
Al centro del paese è situata anche la cappella della Madonna Addolorata, comunemente conosciuta come la chiesina, costruita nel 1828 e consacrata nel 1833, spesso utilizzata come chiesa parrocchiale per la sua posizione centrale (sebbene la sede sia alla chiesa di Santo St
Selva è un paese ricco di storia e tradizioni. L'aspetto culturale del luogo è curato dall'associazione culturale per la Selva, che gestisce un circolo socio-ricreativo ed è proprietaria di una piccola cappella adibita a MuseoMemoria dedicato ai caduti di tutte le guerre. L'associazione sostiene la pubblicazione di libri e ricerche sulla storia locale, pubblica il periodico È permesso?... ed organizza tutti gli eventi folkloristici e ricreativi del paese.
Fra le feste tradizionali va annoverato il Canto della Befana (5 gennaio), con befana, befano, panieraio, suonatori e cantori che passano a cantare in tutte le abitazioni della frazione, raccogliendo offerte che saranno consumate in una cena conviviale a notte fonda. La stessa formula è alla base del Canto del maggio (30 aprile), nel quale a passare casa per casa sono i "maggiaioli" (cantori e musicanti). Sono inoltre ancora vive la memoria e la tradizione di un bruscello (in particolare, l'opera Giuseppe ebreo figliuolo di Giacobbe). A metà agosto sono organizzati festeggiamenti popolari con cene e balli in piazza, cosa che si ripete l'ultimo fine settimana di agosto per la festa patronale della Madonna Addolorata.
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